Il
monaco Rasputin alla corte dello zar
La
corte di Nicola II fu un ambiente pieno di contraddizioni.
Alla pacatezza dell'imperatore si affiancava l'instabilità
emotiva della zarina. Alla ripetitività di gesti antichi
e datati, in un contesto annoiato e quasi presago della rivoluzione
comunista, la voglia di novità eccitanti entrava nei pensieri
di dame e nobildonne.
Nelle
tristezze e nelle speranze del Palazzo d'inverno, dove l'Ottocento
resisteva al secolo nuovo, pieno di sorprese e grandi scoperte,
si inserì con fortuna e successo Grigorij Efimevic Rasputin,
un contadino siberiano che si era fatto mistico, dopo l'adesione
ad una setta di eccentrica religiosità.
Rasputin
aveva ricavato da quell'esperienza una teologia che esaltava il
vizio fino ai massimi livelli, in funzione del pentimento successivo.
Era
una giustificazione delle tendenze all'alcool e della voglia di
sesso sfrenato che Rasputin aveva.
Nonostante
la scarsa cultura, elaborava profezie convincenti, praticava con
successo l'ipnosi, mostrava virtù di guaritore ed aveva
uno sguardo tenebroso e magnetico che piaceva alle donne e che
tanto ammaliò le principesse di stirpe reale ...
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