Quasi
un racconto Horror
Sembra
un racconto dell'orrore, ma in realtà è una vicenda
che incrocia le mostruosità della storia e gli aspetti più
assurdi della politica.
La strana avventura di un contadino poverissimo (poi diventato cuoco
a Salerno, ma senza cambiar fortuna) cominciò nel 1878; nel
2007 non si era ancora conclusa.
L'uomo
che voleva uccidere il re
Si
chiamava Giovanni Passannante,
aveva una decina di fratelli e, come tanta gente del suo paese, viveva
ai limiti della fame e della miseria più nera. Tutto avveniva
nell'isolato e triste Comune di Salvia di
Lucania, dove civiltà e progresso non si vedevano.
Erano i primi anni del Regno d'Italia, un tempo in cui si decantavano
i valori del 'risorgimento', ma l'indigenza e il bisogno restavano,
soprattutto nelle periferie più abbandonate del Sud. Contemporaneamente,
la borghesia degli affaristi e dei politicanti di parte sabauda si
arricchiva tra appalti truccati e facili concessioni governative.
Il malcontento dei più indigenti portava facilmente la gente
nelle file dell'estremismo rivoluzionario. Giovanni Passannante diventò
anarchico.
Nel 1878, seppe di una visita a Napoli del re Umberto
I. Il contadino-cuoco di Salvia, andò nell'ex capitale
del Regno delle Due Sicilie, vendette la giacca e con il ricavato
comprò un pugnale. Si preparò così ad uccidere
il sovrano.
Nascosto nella folla, balzò d'improvviso sulla carrozza reale
e vibrò il colpo che avrebbe dovuto cambiare i destini d'Italia.
Riuscì soltanto a ferire il ministro Crispi, che sedeva vicino
ad Umberto e che in qualche modo fece da scudo, salvando la vita del
re.
Passannante fu arrestato e condannato ad una lunga e penosa detenzione.
Mentre alla Prefettura di Napoli si faceva festa in onore di Umberto
I, il Sindaco di Salvia fu convocato nello stesso luogo, ma per essere
interrogato. Il poveretto - anch'esso di semplice condizione - dovette
prendere in fitto un vestito nuovo, per ben figurare, davanti al Prefetto.
Fu messo sotto torchio, durante un penoso interrogatorio in cui gli
inquisitori insinuavano che tutti gli abitanti di Salvia erano probabilmente
anarchici e repubblicani. Il Sindaco si difese in qualche modo e,
tornato al suo Municipio, rese un atto solenne di fedeltà alla
Corona facendo votare una nuova denominazione del paese, che ancora
oggi - senza senso - si chiama Savoia di
Lucania.
Il
Museo degli Orrori
Quando
Passannante morì, nel 1910, il suo corpo fu decapitato e la
testa, ridotta ad un teschio, fu esaminata da studiosi di antropologia
criminale che in qualche modo si rifacevano alla lezione di Cesare
Lombroso. Questi rinvennero nella struttura facciale del defunto i
tratti dell'inferiorità intellettuale e morale del contadino
meridionale, ma non quelli della miseria del Sud.
Da allora il macabro reperto fu esposto nel Museo Criminologico di
Roma, dove si offrì al pubblico ludibrio fino ai giorni nostri,
in attesa dell'eterno riposo.
©
testi
e grafica di: leonardo d'erasmo