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    Enciclopedia del Mistero e dell'Impossibile



   STORIE INCREDIBILI

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   DRACULA
   IL VAMPIRO












Il Vampiro scoperchia la bara ed esce di notte dal suo giaciglio

Si insinua nella camera da letto di una giovane donna che dorme. E' il Conte Dracula, spesso citato anche come Nosferatu (colui che non è morto o il diavolo). Ha i denti aguzzi e unghie lunghe. La ragazza si sveglia ma non lo vede, perché la figura del vampiro non si proietta negli specchi.
Dracula succhia il sangue dal collo della donna, contagiandola di vampirismo. La vittima diventa complice del diavolo. Anche lei avrà adesso denti appuntiti, etc. Il marito si troverà in pericolo perché, nel tentativo di aiutarla, rischierà il diabolico contagio.

Tutto si risolverà con l'aglio e la luce del giorno, che i vampiri non sopportano e che li immobilizza. Ma la soluzione finale si ottiene soltanto conficcando un palo appuntito nel cuore di Dracula e costringendo il Nosferatu o morto apparente a raggiungere veramente il mondo dei morti.

Quella che abbiamo visto è solo una piccola parte dell'articolato racconto dell'orrore che lo scrittore irlandese Bram Stoker fece con il suo celeberrimo romanzo pubblicato nel 1897 e intitolato appunto Dracula.

Nella storia c'è il mito dei morti viventi o zombi, ovvero del diavolo tentatore e del seduttore tenebroso. C'è anche l'allusione ad un sesso perverso e violento, inquietante ed eccitante allo stesso tempo.


Al Principe Vlad si ispirò Bram Stoker

Vlad III fu Principe di Valacchia fino al 1472, un personaggio storico noto per la sua abilità politica e militare (soprattutto nelle guerre contro i Turchi) e per la sua leggendaria crudeltà. In una sola notte avrebbe fatto impalare 20 mila prigionieri e, per questo fu conosciuto come Vlad Tepes, che vuol dire Vlad l'Impalatore. Queste efferatezze, unite al fatto che di Vlad non si trovò mai la tomba, creò nella mente di Stoker (a quanto pare, in un sogno pieno di incubi) l'associazione con i vampiri, in realtà un po' forzata.

Lo scrittore irlandese portò il personaggio storico quattro secoli avanti, lo fece abitare in Transilvania (terra di nascita di Vlad) e gli dette il nome di Dracula, altro vero soprannome dell'Impalatore. L'appellativo era già stato del padre del Principe. Vlad II, era stato Cavaliere dell'Ordine del Drago, da cui Dracul che in rumeno significa Drago.


Il Vampiro prima di Dracula

Storie di vampiri si raccontano un po' dovunque, già nell'Europa medievale. E' spesso presente il mito del non morto (Nosferatu vuol dire appunto morto vivente) e c'è nella leggenda una mezza verità. Una strana patologia (la porfiria) dà manifestazioni simili al vampirismo e peggiora se il malato mangia aglio. Forse non sono tutte chiacchiere i racconti del passato. Tra le cronache più curiose ce n'è una che sfiora l'Italia. Niente Transilvania o Valacchia dunque, ma Istria in area croata.

I fatti riguardano un certo Jure Grando, contadino di Corridico (frazione di Antignana) morto alla metà del Seicento e tornato più volte a terrorizzare il borgo secondo la diceria popolare. La moglie se lo ritrovò improvvisamente nel letto, dieci anni e più dopo la sepoltura. Comparve al parroco, che tentò inutilmente di esorcizzare il morto vivente, e a diverse persone del paese.
Diventò un incubo nelle notti dei contadini perché improvvisamente bussava ad una porta e, poco dopo, una persona in quella casa moriva.
Ossessionati dal redivivo, una notte del 1672 i paesani si mossero in gruppo e riesumarono il cadavere maledetto. Questo appariva non decomposto e sorridente. Si tentò di spaccargli il cuore con un palo di biancospino, ma non si riuscì. Finalmente un uomo trovò il coraggio di decapitare il vampiro. Sgorgò molto sangue e il paese ebbe finalmente pace.

Il racconto è di Johann Weichard von Valvasor, scrittore e artista di Lubiana, contemporaneo dei fatti narrati. Il resoconto è dettagliato e dà i nomi dei protagonisti. Ivana era la moglie di Jure; Stipan Milasich colui che lo decapitò.






A volte ritornano



Vampiri in Puglia

La notizia fu data dai giornali nel 2002. Ricerche archeologiche avevano portato alla scoperta di strane sepolture nelle vicinanze di Trani, la città pugliese soprattutto nota per la sua grandiosa cattedrale. In località Capo Colonna si trovarono due tombe (databili IX-VIII secolo a. C.) con i resti di persone sepolte - 4 in tutto - in maniera insolita. Non c'è la deposizione rannicchiata, tipica della Magna Grecia, ma cadaveri inginocchiati con un masso sopra le spalle.

Il fatto si ritrova in culture diverse dalle nostre e ricorda la paura del ritorno dei morti. Il macigno sulle spalle avrebbe avuto la funzione di immobilizzare il defunto e bloccare tentativi di uscita dalla tomba.
Alcuni studiosi di archeologia parlarono - forse con qualche esagerazione - di vampiri a Trani.


Strano ma vero: i vampiri si ritrovano
nella stessa città per altre ragioni



Un trattato sui vampiri


E' curioso il fatto che, prima che Bram Stoker riesumasse la tenebrosa figura di Vlad l'Impalatore e la collegasse alla storia del Conte Dracula e delle sue immaginarie imprese in Transilvania, a Trani era stato scritto uno dei primi trattati sui vampiri.
Autore fu, nel 1740, Giuseppe Davanzati, arcivescovo della città, il quale, nella sua Dissertazione sopra i vampiri, raccontò tutto quello che fa parte delle leggende di Romania, Valacchia, etc. Parlò della sete di sangue dei morti, del palo per spaccare il cuore, dell'aglio che tiene lontano il non morto o Nosferatu. Unico elemento mancante è il nome di Dracula, che si deve esclusivamente alla fantasia di Stoker.
Da anticipatore dell'Illuminismo, Davanzati bolla queste cronache sui vampiri (pubblicate dai giornali del suo tempo) come racconti suscitati dalla paura e dalla superstizione. Il manoscritto, pubblicato postumo alcuni anni dopo, piacque particolarmente al Papa Benedetto XIV, che ne fece inviare copia a diverse biblioteche europee.

 



 

 














 
 

 







VLAD L'IMPALATORE


antesignano di

DRACULA
IL VAMPIRO