Esiste
veramente?
La Macchina
sarebbe stata visionata, al momento dell'invenzione, dal papa Pio
XII e dal Ministro degli Interni del governo italiano.
Da questo incontro sarebbe derivata la decisione di smontarla e
occultarla. Ernetti avrebbe dato una prova della scoperta registrando
Ernetti una rappresentazione presso il tempio di Apollo del 'Thyestes',
opera scritta da Ennio Quinto intorno al 170 a.C.. La tragedia di
Quinto Ennio (Lecce 239 a.C. - Roma 169 a.C. ca.) è conosciuta
per frammenti, ma Ernetti - grazie alla messinscena di circa 2000
anni fa - avrebbe ricostruito le parti mancanti trascrivendole sulla
base della trasmissione del cronovisore. A quanto pare, il pezzo
letterario di Ennio (ed Ernetti) fu studiato da un celebre latinista,
il quale ritenne falsa la trascrizione per incongruenze linguistiche
non compatibili con lo stile del tragediografo leccese. Sono tutti
elementi da verificare, ma probabilmente non sarà mai possibile
farlo.
E'
possibile costruire una macchina del tempo?
In
teoria un apparecchio con antenne potrebbe captare residui energetici
di materia del passato: qualcosa di simile al sistema degli astronomi
per osservare il collasso delle stelle. Si è scritto pure
che uno strumento dello stesso tipo è in via di sperimentazione
negli Stati Uniti. Rimangono tanti dubbi. Perchè Enrico Fermi
e Werner Von Braun non hanno mai accennato (neppure ad un amico,
in confidenza) di aver partecipato ad un progetto tanto ambizioso?
Perché il governo italiano - coinvolto in accordi segreti
- avrebbe dovuto accantonare l'idea di un utilizzo sicuramente favorevole?
Perché la trascrizione del "Thiestes" non fu sottoposta
a controperizie, dopo il primo responso negativo?
Forse,
ancora per un po', dovremo attendere perché si veda veramente
all'opera un cronovisore. E forse dovremo attendere la scoperta
di una Macchina del Tempo ancora più accattivante: quella
capace di viaggiare anche nel passato e nel futuro, quell'illusione
che per ora ci viene offerta soltanto dal cinema.
l'uomo
venuto dal futuro
©
testi e grafica di: leonardo d'erasmo
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