Paranormale ... la scrittura automatica

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Eusapia Palladino
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Giuseppe Tartini fu uno dei più celebri musicisti italiani del Settecento e la sua composizione più famosa è la sonata in sol minore che il maestro chiamò 'Trillo del diavolo'. Questo titolo viene dal movimento spiritoso delle note o veramente dalla notte insonne e febbrile in cui il compositore si trovò a tu per tu con il demonio?

Una diceria dell'epoca, assecondata dallo stesso musicista, raccontò che il maestro fu spinto, di notte da una forza tenebrosa e oscura, dal letto al pentagramma e scrisse di getto il brano, in trance automatica. Giustamente lo intestò al vero autore e la composizione fu, per sempre, la sonata del diavolo.

L'automatismo in realtà si manifesta negli stati alterati di coscienza e non è necessariamente un fenomeno paranormale. Il protagonista, che è anche vittima di una volontà non sua, trascrive o disegna, molto rapidamente, concetti e figure lontani dal suo io consapevole. Il fatto è noto alla psicologia ed alla medicina, come manifestazione di una personalià sdoppiata e, quindi, di una situazione patologica. Il fenomeno è stato tuttavia molto presente, come esternazione di medianità, nella storia delle sedute spiritiche. Interessa il paranormale quando dall'involontario scritto del medium si ricavano notizie su eventi lontani nel tempo (retroveggenza o preveggenza) o nello spazio (chiaroveggenza). Quest'ultima circostanza è conosciuta a proposito del sensitivo Emanuel Swedenborg che descrisse un grande evento mentre lo stesso si verificava.

Più conosciuta e più studiata è la scrittura automatica. Il medium agisce, come posseduto da un'entità sconosciuta, e scrive rapidamente e con grafia non sua. Affine alla scrittura automatica è la scrittura diretta, che pure si manifesta durante sedute spiritiche, ma in maniera più conturbante. In questo caso la penna si muove da sola sul foglio e scrive come se fosse manovrata da una mano invisibile. Si tratta di fatti ormai superati, nel senso che non sono oggi conosciuti medium capaci di indurre situazioni di questo tipo, forse perché non ci sono più i cosiddetti circoli per la ricerca psichica attivi soprattutto ai primi del Novecento. Fu allora infatti che Eusapia Palladino, una sensitiva pugliese che si può considerare la più grande medium di tutti i tempi, la quale riusciva a provocare eventi simili alla scrittura diretta: una frase veniva trovata spesso incisa sopra un tavolo, addirittura nel legno del mobile.

L'automatismo (che, tra l'altro, ingloba casi di xenoglossia: il parlare lingue sconosciute) fu soprattutto studiato, a fine Ottocento, dal parapsicologo Frederich Myers, che accennò a situazioni di confine tra la coscienza vigile e l'inconscio. Il concetto assomiglia a quello freudiano, ma si differenzia perché l'io inconsapevole di Myers sarebbe in contatto con le grandi dimensioni dello spazio e del tempo. Più apertamente, altri autori, di orientamento spiritualista, parlano di interventi di spiriti e fantasmi che invadono il corpo del medium e lo condizionano.

Ma l'automatismo è veramente del tutto involontario? Chi osservò attentamente i movimenti di Eusapia Palladino notò che la stessa appesantiva ed accelerava il suo ritmo respiratorio, quasi a cercare una situazione di trance.

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© testi e grafica di: leonardo d'erasmo

Giuseppe Tartini

 

 

 

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