La
leggenda non smise di allargarsi da quel 1923 che portò
all'importante scoperta archeologica. I collegamenti con il sonno
turbato del faraone si moltiplicarono. Addirittura la maledizione
dell'antico Egitto - dice qualcuno - avrebbe colpito ancor prima
degli scavi di Carter e Lord Carnavon. Si ripensa
al Titanic ed al nervosismo del
comandante, incomprensibile per un vecchio lupo di mare, poco
prima dell'impatto con l'iceberg. La spiegazione starebbe nel
fatto che il transatlantico trasportava una mummia egiziana.
Unguenti
mortali - a noi sconosciuti - impregnavano le bende sepolcrali
dei potenti d'Egitto o qualcosa rende radioattivi gli involucri
sepolcrali?
Più
semplicemente, si continua a credere alla maledizione ed alla
frase sinistra che si sarebbe trovata all'ingresso del sepolcro:
'La
morte colpirà immediatamente chi disturberà
il sonno del faraone'.
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L'idea
del sepolcro violato sta tornando oggi, in una situazione molto
lontana dalle sabbie del deserto.
Stavolta
la maledizione della mummia viene da un ghiacciaio.
Dal
1991, anno del ritrovamento di Oetzi (l'uomo delle nevi
defunto in circostanze poco chiare 5000 anni fa) sono morti: il
medico legale che studiò per primo la mummia ibernata,
Kurt Fritz che trasportò il cadavere (l'alpinista morì
nel 1993 per una valanga), l'operatore televisivo che filmò
l'evento del ritrovamento e, infine, Simon Helmut, colui che avvistò
Oetzi nel suo sepolcro di ghiaccio dell'alta Val Senales.
In
entrambi i casi, la vendetta del defunto sembra esserci, ma la
questione cambierebbe aspetto se, invece di contare i morti, si
cercassero i superstiti. Nel caso di Tutankhamon si descrivono
le morti per malaria, incidente o suicidio improvviso ma ci si
dimentica di dire che Howard Carter, il principale protagonista
della ricerca morì per ultimo, 16 anni dopo l'apertura
della tomba. Eppure era stato lui il primo a disturbare il sonno
del faraone.
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