Jack
lo Squartatore era una donna?
(3^ parte)
Il
test del DNA si può fare anche a distanza di molti anni e
dopo più di un secolo qualcuno ha sondato il segreto di Jack
lo squartatore. La prova è sta effettuata sui resti di saliva
presenti dietro i francobolli delle lettere che il serial killer
inviava a Scotland Yard per comunicare i suoi delitti. La lettura
di questo sconosciuto codice genetico ovviamente non ha potuto dare
un nome al mostro di Londra, ma ha accertato che chi imbustava la
sua corrispondenza era una donna. L'esame è stato possibile
grazie ad un nuovo sistema di indagine messo a punto dall'Università
di Brisbane, che permette analisi su reperti di vecchia data.
La
notizia è rimbalzata sulle cronache come il massimo del paradosso:
il più conosciuto e torbido violentatore-assassino degli
ultimi secoli era una donna! Questa nuova ipotesi, riprende una
supposizione già avanzata da qualcuno all'epoca dei fatti
(1888), quando l'ispettore di Scotland Yard Frederick Abberline
ipotizzò che l'assassino fosse in realtà un'assassina.
Alcuni testimoni oculari, poche ore dopo la morte dell'ultima vittima
dello Squartatore (la prostituta Mary Kelly) giuravano infatti di
aver visto camminare la vittima per le strade dell'East End, poche
ore dopo la morte. Si trattava di un fantasma - come sosteneva l'ispettore
Abberline - o dello stesso Jack lo squartatore, in realtà
una donna, che aveva indossato gli abiti della vittima?
Questa
congettura, dopo il test del DNA, si è trasformata in una
quasi certezza. Molti giornali arrivano in questi giorni addirittura
ad identificare il mostro di Londra in gonnella. Il pensiero di
cronisti e studiosi del giallo va a Mary Parcey, la donna che
negli stessi anni ripeté le imprese dello squartatore
compiendo a Londra un doppio efferato crimine suggerito da una
fosca storia d'amore.
Mary
Parcey e la camera degli orrori
Mary
Pearcey veniva dai bassifondi di Londra ed era 'figlia
d'arte' perché già suo padre era stato condannato
a morte per omicidio. Mary ebbe diverse relazioni con uomini
di varia estrazione sociale, ma si invaghì soprattutto
di un certo Frank Samuel Hogg, sposato con prole.
Mary
Pearcey attirò in una trappola Phoebe Hogg, moglie
dell'amante. La invitò a prendere un ovvero tè
a casa sua e qualche ora dopo l'ospite fu trovata morta, con
il cranio fracassato e la gola dilaniata da tagli di coltello.
Il
giorno dopo si trovò pure il cadavere della figlia
di Phoebe Hogg che la donna aveva forse portato con sé.
Era una bambina di un anno e mezzo la cui morte era avvenuta
per soffocamento.
In
casa di Mary Pearcey la polizia trovò coltelli e sangue
e la donna fu condannata a morte per impiccagione. La sentenza
fu eseguita nel 1890. Fino all'ultimo istante, con diabolica
tranquillità, la Piercey si era proclamata innocente.
L'efferatezza
dei due delitti associò idealmente questi fatti alle
imprese di Jack lo squartatore, come oggi si sta di nuovo
facendo.
La
'camera degli orrori' di Mary Pearcey è stata ricostruita
nel Museo delle cere di Londra.
Nonostante
le apparenze, la colpevolezza di Mary Pearcey non è
poi cosi scontata. I due cadaveri furono trovati per strada,
a molta distanza dalla casa della presunta assassina. Come
avrebbe potuto la donna trasportarli? Era stata aiutata da
qualcuno, che comunque non si trovò mai?
E
Jack lo squartatore era veramente una donna?
La
polizia ricevette circa 600 lettere di mitomani che firmavano
con lo pseudonimo del 'mostro di Londra'. Quale DNA è
stato analizzato? E se veramente quel francobolo proveniva
dalla casa dell'assassino, siamo sicuri che non agisse in
gruppo o che, per assurdo, non avesse una segretaria?
©
testi
e grafica di: leonardo d'erasmo
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